Dalla canoa monossile, ovvero ricavato per scavo da un unico tronco d’albero, all’Armando Diaz, “quattro con” della società nautica Pullino d’Isola d’Istria che vince l’oro alle olimpiadi di Amsterdam del 1928, si traccia un’ideale percorso dagli albori della storia alla modernità attraverso una forma, quella della canoa, che mantiene inalterate le sue caratteristiche fondamentali pur mutando la sua funzione.
Ma ogni imbarcazione che attraversa acque calme o tempestose, e ogni navigante che traccia la sua rotta, sono sempre diretti verso un porto che li accolga. Si levano i remi in segno di saluto e il Porto Vecchio di Trieste si mostra al visitatore nelle immagini del fotografo Gabriele Basilico scattate nel 1985 su commissione del Comune di Trieste.
I segni dipinti sui remi sono indicativi delle diverse società di canottaggio cui appartengono, fra le altre: la Saturnia, la Pullino, la Ginnastica Triestina e la Canottieri Trieste.
Le Origini della navigazione
Quello che sappiamo della navigazione nell’antichità deriva da resti archeologici, talvolta da rappresentazioni antiche e dalle fonti letterarie. Con questi elementi, spesso incompleti, si sono creati i modelli delle navi qui esposti, che raccontano come l’uomo ha modificato nel tempo i modi di affrontare il mare.
Dopo i primi natanti di piccole dimensioni che navigano sotto costa, le potenzialità del trasporto via mare spingono allo sviluppo di imbarcazioni più solide, che consentano un carico maggiore di uomini e merci e di navigare anche in mare aperto, almeno nella buona stagione.
Queste navi vengono costruite in legno e impermeabilizzate con fibre e misture di sostanze collose e idrorepellenti per chiudere le fessure tra un’asse e l’altra.
La propulsione poteva essere a vela o a remi, ma più spesso era mista in modo da poter sfruttare al meglio le diverse condizioni del mare.
Il mare è un’opportunità, ma anche un grande pericolo ed è per questo che le navi venivano dipinte con simboli di protezione che dovevano favorire un viaggio sicuro.
In esposizione sono presenti anche alcuni reperti che fungono da testimonianza archeologica di quest’epoca antica in cui la zona di Trieste è già punto di raccordo tra i traffici marittimi, le produzioni costiere e la produzione dell’entroterra.
Verso la modernità
In Europa intorno al XIII secolo inizia una fase di sviluppo dei traffici marittimi. Le tipologie navali, le tecniche di costruzione e di navigazione del bacino Mediterraneo si incontrano con quelle del Nord Europa, arricchendosi a vicenda e permettendo gradualmente l’elaborazione degli strumenti necessari alle lunghe traversate. Si sviluppano così navi di grande portata, dotate di una velatura più ampia e manovrabile, con scafi più pesanti e robusti per sostenere il peso dei cannoni, mentre viene progressivamente abbandonato l’uso dei rematori.
Nel XV secolo si entra nell’era dei galeoni e dei vascelli, queste navi, sempre più efficienti nello sfruttare la propulsione del vento, diventano il mezzo dell’espansione dei regni europei, trasportano senza distinzioni merci, armi e uomini e il mare diventa luogo di contesa di potere e ricchezze.
In questo lungo periodo i traffici marittimi triestini sono limitati dal dominio di Venezia sul Mediterraneo orientale.