Il motore, rivoluzione dei trasporti

La macchina a vapore

La macchina a vapore messa a punto dallo scozzese James Watt nel 1769 nasce come miglioramento del sistema di sfruttamento della termodinamica inventato nel 1705 da Newcomen (Inghilterra), che per la prima volta impiega il vapore per generare movimento utile alle attività produttive.

La macchina di Watt, molto più efficiente e versatile, si diffonde velocemente ed è considerata una della cause principali della prima rivoluzione industriale.

L’applicazione della macchina a vapore alla navigazione e l’invenzione del treno trasformano in pochi decenni anche il trasporto civile e commerciale.

Negli anni successivi vengono migliorate le prestazioni e la sicurezza. Nel 1884 viene inventata la turbina a vapore, sistema rotativo che nei primi anni del Novecento sostituisce la macchina a vapore a pistone alternativo.

Nel 1892 Rudolf Diesel inventa un motore alternativo a combustione interna che nel nuovo secolo inizia ad essere utilizzato come motore marino. Il primo transatlantico con motore Diesel è del 1911.

Più semplici ed economici, i motori Diesel vengono notevolmente migliorati e negli anni Settanta del Novecento, anche a causa della crisi petrolifera, sostituiscono definitivamente le turbine a vapore.

L’avvento del piroscafo

Il primo battello a vapore è del 1802, concepito in Scozia per sostituire i cavalli per il traino di chiatte fluviali. A Trieste il primo piroscafo, il Carolina, viene varato nel 1818 dal cantiere Panfilli.

La necessità di trasportare grandi quantità di acqua e di carbone, le modeste prestazioni dei motori e la scarsa efficienza delle ruote a pale rende i velieri ancora competitivi. Nel tempo i continui miglioramenti tecnici cambiano la situazione.

Nel 1836 il Lloyd Austriaco crea la sezione dedicata alla navigazione a vapore e acquista in Inghilterra i suoi primi piroscafi.

Piroscafo Arciduca Ludovico, modello con parti in ottone ferro, cotone e carta, seconda metà XIX secolo
Piroscafo Arciduca Ludovico, modello con parti in ottone ferro, cotone e carta, seconda metà XIX secolo

Anche se la navigazione a vapore non raggiunge ancora la velocità dei grandi Clipper, permette di conoscere in anticipo e con buona approssimazione la durata del viaggio a prescindere dal vento. Diventa così possibile garantire servizi di linea con orari di partenza e arrivo definiti che possono integrarsi con il trasporto ferroviario. Dal 1857 è possibile dunque giungere Trieste da Vienna e proseguire via piroscafo programmando i tempi del viaggio.

Nel 1869 l’apertura del Canale di Suez, che non può essere attraversato da navi a vela, determina il definitivo successo del motore navale.

Motori triestini

A Trieste Georg Strudthoff apre un’officina per la costruzione di strumenti nautici e la riparazione dei macchine a vapore navali già nel 1830.

Dopo pochi anni, sulla spinta del forte sviluppo della cantieristica triestina, crea a Sant’Andrea uno stabilimento per la fabbricazione di motori, ruote idrauliche e idrovore.

La stessa proprietà fonda a Muggia il Cantiere San Rocco con cui poi si fonde dando vita allo Stabilimento Tecnico Triestino.

Dopo la Grande Guerra inizia a costruire motori marini Diesel (su licenza). SST viene incorporato nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico nel 1930, che, nel 1933, passano sotto il controllo dello Stato Italiano (IRI).

Studio fotografico Mioni, Fabbrica Macchine Sant’Andrea, gelatina ai sali d’argento, anni Trenta del XX secolo
Studio fotografico Mioni, Fabbrica Macchine Sant’Andrea, gelatina ai sali d’argento, anni Trenta del XX secolo

Nel 1966 la Fabbrica Macchine Sant’Andrea viene scorporata per creare insieme alla FIAT la Grandi Motori Trieste, che si insedia a Bagnoli della Rosandra. Il piano industriale prevede di concentrarvi l’intera produzione nazionale di grandi motori a combustione interna. Lo stabilimento entra in funzione nel 1971 impiegando circa tremila addetti.

Dopo pochi anni la proprietà passa allo Stato che la cede nel 1997 al gruppo finlandese Wärtsilä.

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