La navigazione

Fanali e fari

Se di notte le stelle aiutano l’orientamento manca però la visuale della costa e delle altre navi. Con l’aumentare dei traffici marittimi si rende necessario dotare le imbarcazioni di fanali per segnalare la loro posizione e installare lungo le coste fari e lanterne che nel tempo diventano monumenti e simboli cittadini.

Le prime segnalazioni luminose sono dei semplici fuochi sulla spiagge e sulle alture. Il primo faro conosciuto è quello di Alessandria d’Egitto, costruito sull’isola di Faro tra il 300 e il 280 a.C. dà il nome alle successive costruzioni destinate a segnalare la via ai naviganti. Con i romani questa tipologia costruttiva si diffonde a tutto il Mediterraneo e oltre. Nei secoli successivi si evolve secondo gli avanzamenti tecnologici in atto.

Pietro Opiglia, Faro della Vittoria, Trieste, gelatina ai sali d’argento, 1927
Pietro Opiglia, Faro della Vittoria, Trieste, gelatina ai sali d’argento, 1927

Particolarmente importante per Trieste il Faro della Vittoria che, oltre a sostituire la vecchia Lanterna, vuole commemorare i caduti in mare della Prima guerra mondiale e celebrare il passaggio della città sotto l’Italia. Un monumento realizzato su progetto dell’architetto Arduino Berlam con le sculture di Giovanni Mayer e inaugurato nel 1927.

Le lampade a bordo delle navi vengono utilizzate sia per segnalare la propria posizione e le proprie manovre che per la pesca, come il fanale proveniente da Pelagosa (Vela Palagruža).

Tenere la rotta

La navigazione assorbe e stimola ogni sorta di innovazione tecnica e nel tempo diviene un’arte sempre più complessa.

Le bussole si fanno nell’Ottocento sempre più precise. La bussola di rotta è posizionata davanti alla ruota del timone e permette di controllare costantemente la rotta della nave. La chiesuola serve a riparare la bussola e la lampada è indispensabile per una corretta visione del quadrante.

Le bussole magnetiche vengono però influenzate dall’azione dei campi magnetici perturbatori, dall’influenza dei carichi ferrosi, dalla variabilità del campo magnetico terrestre. Per questo motivo per valutare l’entità dello scarto tra la posizione dell’ago e il nord magnetico servono ulteriori strumenti, come la bussola di controllo e le tabelle di deviazione.

Con l’avvento dei motori a vapore per controllare il movimento della nave è necessario comunicare con la sala macchine tramite il telegrafo. Il telegrafo di macchina si trova sia sul ponte di comando che in sala macchine. Quando dal ponte di comando la leva viene spostata per ordine dell’ufficiale di guardia, si sposta anche l’indicatore in sala macchine segnalando la richiesta di una diversa andatura.

Danae e Sfinge

La Danae

L’epoca Napoleonica vede confrontarsi la Francia e gli altri paesi europei sia sulla terra che sul mare e Trieste, come porto principale dell’Impero Austriaco, non può non restarne coinvolta. La città viene occupata tre volte dalle truppe francesi: l’ultima occupazione dura dal 1809 al 1813.

La fregata Danae, reduce della sconfitta di Lissa contro gli Inglesi nel 1811, viene assegnata di base a Trieste con il compito di scorta dei mercantili francesi e del trasporto dei rifornimenti.

Questa nave è la protagonista di un episodio che all’epoca è oggetto di molta attenzione: nella notte tra il 4 e il 5 settembre 1812 viene distrutta da un’esplosione mentre si trova attraccata al molo San Carlo, l’attuale molo Audace di fronte a piazza dell’Unità. L’esplosione è così violenta che muoiono tutti i membri dell’equipaggio a bordo, frammenti della nave vengono lanciati anche a grande distanza e si rompono i vetri di gran parte degli edifici in riva al mare. Rimane in dubbio se si sia trattato di un incidente o piuttosto di un sabotaggio contro i francesi, mentre voci popolari raccontano leggende di amori traditi e vendette.

Della Danae restano diversi reperti, tra cui la testa della sua polena, che reca ancora tracce dell’originaria colorazione.

La Sfinge

Le navi non stanno mai ferme troppo a lungo e vengono destinate ad usi diversi a seconda della tipologia e del periodo. Così come in tempi pacifici i vascelli militari vengono destinati a trasporti e missioni, anche un tranquillo brigantino postale trova in tempi di guerra un uso diverso.

La goletta Sfinge viene costruita a Venezia e nei primi anni viene utilizzata come nave postale sulla linea Trieste-Patrasso. Nel 1848, durante la Prima guerra di indipendenza italiana, l’equipaggio viene completamente sostituito con marinai fedeli all’Austria e la nave viene ribattezzata Sfinx, anche Sphinx nei documenti, per poi partecipare al blocco navale austriaco su Venezia dove si era costituita la Repubblica di San Marco. Dopo la presa della città e la fine dei moti rivoluzionari, la nave viene nuovamente destinata al servizio postale per Valona e Corfù. In seguito, viene utilizzata per il trasporto del carbone fino alla demolizione nel 1860.

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