Marconi

La radio nella navigazione

La radiotrasmissione ha rivoluzionato la navigazione. Anche se alcuni strumenti di tradizionali non sono del tutto abbandonati, l’impiego di apparecchiature basate sulle onde radio ha preso il posto di sestanti, bandiere e fari permettendo alle imbarcazioni di comunicare tra loro e con la terraferma, di conoscere la propria posizione in ogni momento e con grande precisione, di rilevare ostacoli anche nel buio o nella nebbia.

Per gli esperimenti di trasmissione sulle lunghe distanze, sin dalla fine dell’Ottocento Marconi sceglie l’ambiente marino, dove la dispersione del segnale radio è molto minore rispetto alla terraferma. Anche in questa occasione la marineria, sia civile che militare, conferma il suo interesse verso le innovazioni tecnologiche. Marconi collabora con la Regia Marina italiana che mette a disposizione la base navale di La Spezia e la corazzata Carlo Alberto.

Studio fotografico Mioni, Corvetta Driade, gelatina ai sali d’argento, anni Trenta del XX secolo
Studio fotografico Mioni, Corvetta Driade, gelatina ai sali d’argento, anni Trenta del XX secolo

Nel frattempo anche altri scienziati e altre industrie sviluppano la tecnologia della radiocomunicazione. Dal radiotelegrafo installato sulle navi a partire dalla fine dell’Ottocento, si arriva nei decenni seguenti all’impiego del radar e del radiotelefono, si installano radiofari ed altri sistemi di posizionamento geografico, fino ad arrivare all’attuale utilizzo dei satelliti.

Guglielmo Marconi

Marconi (Bologna 1874 – Roma 1937) si appassiona sin da giovanissimo allo studio della fisica e in particolare alle ricerche sulle onde elettromagnetiche appena pubblicate in Europa. Gli esperimenti sono da subito orientati verso applicazioni pratiche di cui intuisce anche il potenziale economico.

Nel 1895 è il primo a trasmettere degli impulsi radioelettrici ad un ricevitore posto a una distanza di oltre un chilometro. Diventa così possibile comunicare a distanza, inizialmente con l’alfabeto Morse, già in uso nei telegrafi su filo elettrico.

Guglielmo Giovanni Maria Marconi - Pach Brothers, Public domain, via Wikimedia Commons
Guglielmo Giovanni Maria Marconi - Pach Brothers, Public domain, via Wikimedia Commons

In seguito, sulla base di questa tecnologia, sarà possibile realizzare la trasmissione della voce, delle immagini, dei molti “bit” ormai essenziali per la quotidianità.

Nel 1896 trova in Inghilterra il supporto per proseguire le ricerche volte a trasmettere a distanze sempre maggiori. Qui ottiene il primo brevetto per la telegrafia senza fili. Immediatamente dopo fonda la Marconi’s Wireless Telegraph Company per la fabbricazione e l’installazione di apparecchi trasmittenti e riceventi sia a terra che sulle navi.

Nel 1901 riesce a trasmettere attraverso l’Oceano Atlantico e il suo lavoro gli varrà nel 1909 il premio Nobel per la fisica.

Fra i reperti esposti figura il tasto del telegrafo dell’Elettra con cui Marconi, da Genova, dà il segnale che il 26 marzo 1930 aziona l’illuminazione pubblica di Sidney in Australia.

L’Elettra

Nel 1904 l’Arciduca d’Austria Carlo Stefano d’Asburgo-Teschen (1860–1933), allora viceammiraglio della k.u.k. Kriegsmarine (la marina da guerra dell’Impero Austro-Ungarico), fa costruire in Scozia un elegante yacht cui dà il nome di Rovenska, località di Lussingrande ove aveva una residenza. Lo scafo è lungo 67,40 metri, ha due alberi per la propulsione a vela e un motore a vapore da 1000 hp. Il Rovenska viene venduto dopo pochi anni ed avrà diversi proprietari.

Guglielmo Marconi lo acquista nel 1919, lo fa ristrutturare, lo attrezza come laboratorio navigante e lo ribattezza “Elettra”.

A bordo della nave l’inventore e industriale realizza esperimenti ed eventi che colpiscono l’opinione pubblica mondiale.

Consapevole del suo valore storico e simbolico, alla morte di Marconi, nel 1937, lo Stato Italiano acquisisce la proprietà della nave e del suo contenuto.

Le vicende della Seconda guerra mondiale portano l’Elettra a Trieste. La marina tedesca la requisisce per destinarla a usi bellici. Le autorità locali riescono a mettere in salvo le apparecchiature utilizzate da Marconi per i suoi esperimenti, arredi e oggetti, che in parte sono poi giunti al Museo del Mare. Il 21 gennaio 1944, in Dalmazia, la nave viene colpita e semi affondata. Il recupero del relitto avverrà solo nel 1962 e le sue parti inviate presso varie istituzioni scientifiche d’Italia.

Studio fotografico Mioni, Laboratorio dello yacht Elettra, riproduzione da positivo ai sali d’argento, anni Trenta del XX secolo
Studio fotografico Mioni, Laboratorio dello yacht Elettra, riproduzione da positivo ai sali d’argento, anni Trenta del XX secolo

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Museo del Mare

Porto Vecchio Trieste